by | Apr 20, 2020 | La tua community | 0 comments

CONOSCI LA PAURA DI VINCERE?

 

Che tu creda di farcela o no avrai comunque ragione. Henry Ford

Partendo da questo famosissimo aforismo di Henry Ford voglio esprimere il mio personale pensiero in merito alla “Paura di Vincere” e alla “Paura di Perdere”. Sono in qualche modo in relazione tra loro? Hanno degli elementi in comune? Come si può riuscire a disinnescarle?

Chi pratica sport a livello agonistico, chi frequenta ambienti sportivi, agonisti, spesso avrà avuto modo di incappare discutere di questo argomento, croce e delizia degli sportivi, argomento pervasivo in tutte le discipline e a qualsiasi livello.. a mio avviso personale nessuno escluso.

Lo scopo principale dello sport agonistico è vincere. Vincere in relazione ad una classifica e quindi ad altri partecipanti o vincere con sé stessi.  Prepararsi e lottare per ottenere qualcosa di più dal tuo impegno, qualcosa che metta in evidenza che forse ora sei di più, sei cresciuto, per sentire l’emozione della magia del sentirsi abili nel “saper fare”. E proprio questo è un punto cardine che richiede attenzione: il poter confondere il processo del sentirsi abili, il rimanere nella gioia del gesto tecnico e godere di esso con una misurazione cronometrica o di classifica che nulla racconta di te e del tuo impegno, dei tuoi sacrifici.

A volte può sembrare che coincidano.

Lo sport agonistico, con i campioni, gli eroi che spesso vi si possono trovare, ha un volto spesso meno noto che è rappresentato da tutta la preparazione tecnica fisica e mentale che spesso sconfina nella “sofferenza” per il raggiungimento del risultato. A fronte di una vittoria spesso ci sono anni di preparazione, di sudore,a volte di infortuni, e di fortissimi dubbi. I campioni che tutti noi seguiamo hanno elaborato strategie per andare oltre ciò che sembra il limite e 1000 domande affollano la loro mente.. Sarò capace? Ho tutte le doti necessarie? Mi sto allenando correttamente? Sto tralasciando qualcosa?

 E’ necessario essere pronti a queste raffiche di perplessità e di sofferenze, avere le capacità psichiche e fisiche per poter fare un cammino di evoluzione che forse, e sottolineo forse, un giorno porterà ad risultato desiderato e sperato.

Come possiamo dunque prepararci?

Partiamo dall’obiettivo. Vi sono molti modi per definire l’obiettivo. E’ una fase delicata, introspettiva, fondamentale in quanto è ciò determina mediante un piano strategico applicativo la direzione da intraprendere, il cammino da percorrere. E’ la bussola in grado di dirmi quale è la direzione di marcia.

“Se il perché è chiaro, il come non è mai un problema. Cit.”

C’è però un dettaglio a volte trascurato nella definizione del target che può fare tutta la differenza del mondo:

Sono le CONSEGUENZE che derivano dall’avere raggiunto l’obiettivo: cosa può succedere o può accadere in seguito al raggiungimento dell’obiettivo a te e alle persone che ti stanno vicino? Come cambieranno i parametri di riferimento? Come ti senti rispetto a questo nuovo equilibrio?

Molto spesso infatti non sono i mezzi (competenze, strumenti attrezzature, possibilità in termini di tempo ed economiche etc.) che ci frenano quando addirittura non ci bloccano nella nostra strada.. certo possono essere un elemento di difficoltà, magari forse anche di crescita: superare un ostacolo richiede nuove competenze e strategie che sono in grado comunque di fornirci una misura di quanto è forte il nostro perché quanto è forte il sogno che alberga nel cuore.

“Il sogno vero non ha dubbi. Max Calderan”

 Il punto a volte è che la vittoria porta con sé delle conseguenze spesso non previste: nuove responsabilità, nuovi standard di prestazione, aspettative diverse da parte dei compagni allenatori familiari pubblico, a volte ambienti diversi.. e non sempre si è pronti a tutto questo. Può subentrare un senso di inadeguatezza rispetto al futuro, si teme di non avere le doti necessarie, subentra il timore di non farcela, a volte senso di ansia ed affaticamento mentale e fisico. Manca un allineamento la congruenza di intenzioni tra ciò che dichiariamo di volere e ciò che invece meno consciamente siamo in grado di sostenere.

I segnali sono spesso visibili: si rende di più in allenamento che in gara, difficoltà negli appuntamenti significativi, malesseri che “giustificano” una performance non all’altezza, difficoltà negli allenamenti impegnativi.

Tutto ciò può dare luogo al rifiuto della vittoria come tentativo di conferma dello status quo, e di rifiuto verso un nuovo status verso il quale percepiamo di non essere pronti. E non sempre la nostra percezione di valore corrisponde alla realtà tecnica oggettiva.

Al contrario invece la paura di perdere può verificarsi quando temiamo di perdere i benefici del nostro stato, compresa l’autostima, e come la precedente non ci permette di attingere al nostro effettivo potenziale.

Che fare dunque?

E’ bene prepararsi sia alla vittoria che alla sconfitta, che altro non sono che dei feedback rispetto alla nostra capacità di performare rispetto all’obiettivo scelto (senza alcuna accezione di positività o di negatività) nel percorso di crescita, valutando quali sono le potenziali conseguenze dei nostri risultati ed accogliendo gli avvenimenti con la corretta strategia anche emozionale. Essere consapevoli quindi di poter vincere o perdere vuol dire anche sapersi fare carico delle relative conseguenze.

Sapere il significato che noi diamo ad entrambi è la chiave di accesso alle nostre scelte.

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